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IL DIALOGO E L’ACQUA SANTA

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Il Vangelo di domenica 18 gennaio 2009

Posted by ariccianontace su 15 gennaio 2009

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In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
 

 

“Che cosa cercate?”

Una domanda a bruciapelo, diretta, spiazzante. Cosa rispondere? Come  evitare di rimanere in superficie, come evitare i luoghi comuni e le risposte preconfezionate?

A volte ci troviamo a seguire una persona, un’idea, un progetto, quasi senza renderci conto del perché, della ragione profonda che ci spinge.

Ci accodiamo, incuriositi, così, senza fare troppo sul serio, confusi nella massa, sperando che nessuno ci noti. Forse, pensiamo, questa è una bella iniziativa, forse quella potrebbe essere un’esperienza interessante … Anche l’essere cristiani, anche frequentare la chiesa, anche decidere di intraprendere un cammino di ascolto della Parola di Dio … è bello, stimola il nostro interesse, la nostra intelligenza e risponde persino al nostro bisogno di spiritualità, ma … quanto ci mettiamo in gioco? Stiamo a guardare, ci commuoviamo, discettiamo filosoficamente, elaboriamo teorie … o ci lasciamo coinvolgere, ci buttiamo e decidiamo di vivere completamente e concretamente la nostra scelta?

 

“Che cosa cercate?”

La risposta dei due è fantastica, un’intuizione non comune: Maestro, dove abiti?

Ecco, il gioco è fatto. A Gesù questo basta. Guardando dentro se stessi hanno letto il loro desiderio profondo, la ricerca di una dimora in cui ritrovare il principio di tutto e il senso di tutto. “Il Verbo si fece carne e mise la sua tenda in mezzo a noi”. E’ inutile costruire templi e cattedrali se non ci mettiamo in cammino sulle strade polverose della vita, in mezzo alla gente, al dolore, alla gioia, con gli occhi fissi a Gesù per non perderlo di vista e scoprire così dove abita. E scoprire che abita proprio lì dove gli uomini vivono la loro quotidianità, le loro miserie, le emozioni, l’allegria e la disperazione.

 

“Venite e vedrete”

Andarono, infatti, e videro. Cosa videro? Una casa? Il Vangelo non ne fa cenno, non parla di un’abitazione. Dice solo “videro dove egli dimorava”. Andarono. E videro. Videro mentre andavano. Videro gli uomini e le donne tra i quali Dio mette la sua tenda. Ecco la dimora di Dio.  Non troveremo Dio nei trattati di teologia, ma nei volti, nei cuori, nei bisogni, negli occhi di ogni fratello. Mi piace pensare che Gesù abbia condotto i due a fare un bel giro tra la gente, nelle viuzze rumorose affollate da donne, uomini, vecchi e bambini e che in tutti costoro Lui abbia fissato il suo sguardo speciale, quello sguardo pieno d’amore, quello sguardo che fa verità, quello sguardo che dona la vita.

Come staccarsi da quello sguardo?

E infatti, essi rimasero con Lui. Che bello! Scoprire che Gesù è amore, amore per ogni uomo e in ogni uomo e decidere di “rimanere” con Lui! Significa che io devo rimanere nell’amore, rimanere con i miei fratelli, condividere la mia vita con quella di ogni donna e di ogni uomo. Dio non è un’entità astratta e lontana, non è il Dio dei sacrifici e delle oblazioni, è il Dio dell’amore, della relazione, della comunione, del “farsi carico gli uni degli altri”.

 

Andrea comprende subito questa dimensione “orizzontale” dell’amore. Subito si fa annunciatore, compagno di strada del fratello e lo conduce a Gesù, all’incontro con quello sguardo irresistibile, all’incontro che ti cambia tutto, ti dà un nome nuovo, ti trasforma la vita: “sarai chiamato Cefa”. Pietro. La prima pietra di una costruzione fatta di uomini e di amore.

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